Oggi niente ricette, è una di quelle mattine in cui mi sono svegliata all’alba, alba per quanto mi riguarda perchè avrei dormito volentieri almeno fino alle 8 ma quando proprio nn si riesce combattere contro se stessi ha poco di sensato.
Mi sono svegliata pensando alle ultime esperienze che sto facendo nel tempo e soprattutto in questi fine settimana che per il resto del mondo, o quantomeno per la maggiorparte sarebbero di riposo e che invece per me sono di “lavoro”; in sostanza ho iniziato a lavoricchiare in un laboratorio di pasticceria dal venerdì alla domenica perchè in questo periodo complici le cresime-matrimoni-comunioni e quante cerimonie vogliate inventarvi, nonostante la crisi di lavoro ce n’è e quindi servivano due mani in più, le mie.
se il venerdì e il sabato materialmente sono alle prese con quelle paste anni ’80 che nemmeno negli anni ’80 potevo soffrire, ovvero cannoncini-meringhe-fiamme-bignè e quelle torte che a mio gusto e mio parere sono davvero terribili ( sant honoreè-chantilli etc), prendo questo stage come un punto di partenza con il quale fare cmq un’esperienza che mi tornerà certamente utile e che in ogni caso mi sta insegnando la gestione delle tempistiche in un laboratorio del genere; la domenica mattina invece sono anche io con le altre ragazze in negozio a servire i clienti che vengono a ritirare i loro ordini oppure arrivano all’ultimo minuto utile pretendendo di scegliere tra mille paste diverse.
Vi voglio rendere partecipi della vita “dietro il banco” che se in un primo tempo sembra frenetica e veloce, sa regalare delle perle di divertimento come poche altre volte; si sa che ognuno di noi ha le proprie fisse e mani e pretese e manie di grandezza, ma messe tutte insieme, mescolate e versate a pioggia sulle teste dei clienti si rivelano delle bombe.
Momento tipo: ore 8.00 apertura del negozio antistante il laboratorio; gente già in fila per i ritiri o per ordinare; numerini da staccare per il proprio turno, bambini sonnacchiosi ancora più battaglieri dei genitori che hanno l’aria di volere disperatamente un caffè.
Scatta la serratura del negozio, si apre la porta, la prima ondata umana entra; si accende il led del numero e via si parte per una mattina di passione che finirà solo alle 12.00
N. 20…20…chi ha il 20??? nessuno? va bene passiamo al 21…attesa…una voce lontana si leva “No, no ci sono, sono io il 20!”
“Buongiorno signora/e, mi dica”
“Devo ritirare un ordine”
“Va bene, mi dica il suo cognome, ha anche per caso la copia dell’ordine?” (cazzo, nessuno che si porta quel maledetto foglio di carta con su scritto TUTTO)
“No, non pensavo servisse…cognome è xzxzxzx”
“Ok, vado a cercare il suo ordine”: regolarmente, al momento della prenotazione dicono un cognome e quando vengono a ritirare magicamente il cognome cambia, in quello del nonno-moglie-suocera-cane-o del vicino di casa, per cui tu passi 10 minuti a cercare quello che in teoria ti ha detto essere il suo cognome, dentro e fuori dalla cella frigo di conservazione imprecando per il freddo e perchè sai che quello-di-là si sta spazientendo; poi torni e gli/le fai presente che magari ti ha dato un altro nome, al che ti senti rispondere ” si certo il cognome è zzzxxxzz” e tu inizi a cambiare il modo di guardarlo/a e lo/la immagini con i baffetti disegnati con il pennarello, le guanciotte rosse di marmellata che gli hai impiastricciato in faccia e i capelli unti di olio per le teglie, con un tutù che rotea su stesse cadendo sulla crema pasticcera che gli hai lanciato sotti i piedi, ( tendenzialmente ho una visione diversa a seconda di quanto mi fanno perdere tempo); gli trovi il suo stramaledetto ordine, pesi la torta, la incarti o la incartoni a seconda di quanto hanno deciso di farsi male alle arterie e poi gli fai il conto finale e passi al cliente dopo.
Se la solfa non si ripete nello stesso modo, la variante è questa:
ore 10.30-11.00 ( già siamo a corto di paste, per cui ci sono momenti di attesa perchè si devono infornare e finire di preparare le altre da mettere in negozio, di conseguenza capita che qualcuno al momento in cui viene servito non trovi esattamente tutto quello che desidera e ovviamente ha troppa fretta per aspettare quei 10 minuti in cui vengono sfornate e portate sul vassoio da esposizione, ok pace…amen..ti fai andare bene quello che c’è.)
n.97…
“sono io!”
“Buongiorno, mi dica”
“Vorrei un vassoio, un vassoietto…massì facciamo un mezzo chilo di pasticcini”
“Va bene, andiamo dall’altra parte così le sceglie” ( e già leggi nei suoi occhi il panico che lo sta travolgendo e il suo pensiero che scorre come il led sui monitor in autostrada è ” noooo, non ero pronto…devo scegliere…ohmmioddio devo scegliere..”, poi noti che il suo viso si distende, che i suoi lineamenti tornano vagamente rilassati al che ggià sai che ti dirà “ma no, faccia lei un misto!”
Questa è la parte che preferisco della mattinata, il “ma no, faccia lei un misto!”
“Va bene, sul vassoio ci stanno una ventina di pasticcini; vuole…”, non ti danno il tempo di finire che partono in quarta così: “ecco, allora mi metta 4-5 cannoncini e 4-5 bignè, poi faccia lei”
“va bene, 1,2,3,4,5,…ora i bignè,1,2,3,4,5…le vanno bene quelli…”
“no senta! me ne metta ancora un paio di bignè, poi 3 di quelli al cioccolato…”
“Va bene; allora in totale ora siamo a 15, gli altri 5 come li vuole?!”
“Ma metta quelli alla frutta..”
“ok, facciamo uno per tipo!?”
“no senta, mi metta un babà, due alla frutta e poi però me ne metta di più con la fragola, però quello lì con la fragola matura, ecco si quello..no, quello accanto, senta li metta entrambi!”
“Ok, possiamo farcene stare ancora un paio se vuole!”
“Si faccia lei.”
Fanculo al “faccia lei!”. Partiamo dal presupposto che le persone indecise per dei pasticcini già mi lasciano alquanto perplessa; insomma..nonè che stai decidendo del destino del mondo come in un film di nicolas cage quindi già la tua capacità decisionale dovrebbe avere un livello minimo accettabile; mi sta bene che uno mi dica “un attimo che guardo i vassoi e scelgo”, tanto se sto servendo te non è che se ti prendi 5 minuti di tempo casca il mondo o io ti dimentico lì al banco e vado al bar accanto a bere un caffè, cosa che alle 10.30 del mattino mi farebbe anche molto piacere visto che quello precedente risale alle 7!
Dunque, per scegliere un vassoio con 20 pasticcini non posso leggere il panico nei tuoi occhi e poi sentirmi dire “scelga lei, o faccia lei un misto” e poi sentirmi dire uno di quello, no meglio di quelli, no mi metta ancora due cannoncini. checazzo.
Vuoi le fragole?!?! dillo figlio mio, dimmelo! non ti mangio mica se mi dici che vuoi solo le fragole! sei mica l’unico, anzi praticamente tutti vogliono solo le fragole; vuoi un vassoio solo di cannoncini e bignè??? e dillo!!!!
Madò ogni volta un vassoio di pasticcini è complicato come un parto, solo senza il fastidio delle contrazioni da parte mia almeno, perchè a leggere i volti dei clienti, l’espressione è la stessa di fastidio.
Domenica scorsa la perla delle perle, un signore volea i cannocini che in quel preciso istante erano terminati e che non sarebbero stati sostituiti con nuovi perchè davvero non ce n’erano più, (erano anche le 11.45, si chiude alle 12.00); gli ho preparato un vassoio misto (yeeeee! 0_o) e l’altra ragazza stava incartando un vassoio per un altro cliente, lui mi guarda e serio mi dice:” ma non è che i cannoncini li può prendere da quel vassoio?!”, sinceramente pensavo stesse scherzando, quando ho capito che invece era serio gli ho detto “no scusi, ma le pare? quello è di un altro signore che si sta facendo servire!”
Ecco, così si svolgono le mie ultime domeniche mattina.
Hugs,kisses&cookies
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